… al Bric del Vaj per il Sentiero Berruti

… al Bric del Vaj per il Sentiero Berruti

L’amico Gianni Capello ha ben descritto, nell’articolo pubblicato sul settimanale locale “La Voce”, come è nata l’idea dell’escursione sulla collina torinese… e allora eccoci, domenica 26 marzo, di prima mattina, un po’ frastornati dalla levataccia e dal passaggio all’ora legale, sul treno che ci porta a Chivasso!

Ad accoglierci Gianni Capello (Past President CAI Chivasso), Carla Monti e Giovanni Piretto, attuale Presidente della Sezione di Chivasso; dopo un veloce caffè eccoci in cammino verso la prima tappa dell’escursione: l’edificio di presa del Canale Cavour.

Il canale Cavour, costruito a supporto dell’agricoltura (in particolare della coltura del riso) si origina dal Po a Chivasso e termina confluendo nel Ticino nel comune di Galliate; ha una lunghezza di circa 83 km: tra i corsi d’acqua artificiali italiani è il terzo per lunghezza, dopo il canale Emiliano Romagnolo (lungo 135 km) ed il “nostro” canale Villoresi (lungo 86 km). All’imbocco ha una portata massima di 110 m³/s che, ad est del Sesia, si riduce ad 85 m³/s. Fu costruito in soli tre anni tra il 1863 e il 1866… giusto per fare un confronto: i lavori del Villoresi iniziarono nel 1882, dopo due anni fu inaugurato un primo tratto di 45 km ma, la conclusione dei lavori avvenne solo nel 1888.

Il “Cavour” è una delle più ardite ed importanti tra le costruzioni idrauliche italiane, se non la più importante:

  • lungo il suo percorso supera due fiumi, la Dora Baltea e il Sesia, ed alcuni canali;
  • si contano 101 ponti, 210 sifoni e 62 ponti canale;
  • è completamente costruito utilizzando mattoni e pietre.

Tutto nacque dall’idea di un agrimensore (topografo) vercellese Francesco Rossi che negli anni ’40 dell’800 presentò un progetto che prevedeva l’origine del canale un po’ più a valle… il progetto non ebbe successo ma l’idea venne ripresa da Carlo Noè, ingegnere, ispettore delle Finanze del Regno Sabaudo, nel 1852 ed ebbe l’approvazione ed il sostegno dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri: il Conte Camillo Benso di Cavour. I lavori, come detto, iniziarono nel 1863, dopo la costituzione del Regno d’Italia; Cavour non poté vedere la costruzione poiché morì nel 1861 ma, l’opera gli fu intitolata in memoria del grande sostegno che egli diede al progetto. L’edificio di presa, detto anche chiavica di imbocco, molto simile strutturalmente alla Diga del Panperduto, è a due piani ed è lungo 40 m, è largo 8 metri ed è diviso in 21 luci da 1,50 m, ripetute in due ordini sovrapposti per un’altezza complessiva di 7,50 m. Le luci contengono tre ordini di paratoie, due utilizzati per il normale servizio di regolazione delle acque ed il terzo, sussidiario, che funziona solo in caso di necessità o manutenzione ai primi due. Le paratoie, una volta regolate con meccanismi manuali dalla galleria coperta, situate nella parte superiore dell’edificio, sono stati elettrificati e sono controllate anche da remoto.

Lungo il percorso abbiamo l’opportunità di visitare un “gioiello”: la chiesa romanica di San Genesio, in Castagneto Po.

La chiesa sorge in una zona boscosa, a mezza costa del colle di Castagneto Po, nell’intorno vi sono solo insediamenti agricoli sparsi che costituiscono la frazione di San Genesio. La costruzione della chiesa risale al XII secolo: la prima sicura attestazione della sua esistenza è del 1156. La chiesa, parzialmente distrutta durante la guerra del 1706, è stata rimaneggiata ed ampliata all’inizio del Novecento, su progetto e a spese dell’Ing. Arturo Ceriana, all’epoca sindaco di Castagneto Po (ndr: l’Ing Ceriana è raffigurato in abiti vescovili, come succedeva in passato, nell’affresco della navata a lato dell’altare). Il progetto di rifacimento ha comportato la demolizione della vecchia facciata, che venne ricostruita una decina di metri più avanti; della costruzione originaria rimangono l’abside ed il campanile, restaurato recentemente. Abbiamo avuto l’onore di avere una guida d’eccezione: Marco Viano, Presidente della Società Cattolica-Agricola-Operaia di San Genesio, che sovrintende alla gestione ed alla manutenzione dello stabile.

E prima di arrivare alla sommità del Bric del Vaj

… attraversiamo i ruderi delle imponenti fortificazioni, costruite ad inizio ‘700, per la difesa della città e parte dei sistemi difensivi di Torino. Nel 1705, nel corso della Guerra di Successione al Trono di Spagna, Chivasso subì e sostenne l’assedio delle truppe francesi, permettendo così alla capitale dello stato, Torino, di prepararsi alla difesa. Grazie a quel eroico gesto, nel 1759 Carlo Emanuele III, formalizza l’atto con cui si conferma a Chivasso il privilegio di insignirsi del titolo di Città sollevandola dalla franchigia, esonerando, cioè, i chivassesi dal pagamento delle relative tasse.

L’ultimo strappo ci porta alla sommità del Bric, una breve sosta per il pranzo e si ritorna verso Chivasso percorrendo un tratto della Grande Traversata della Collina. Presso la Sede della Sezione cittadina troviamo l’immancabile Ida Argenta che ci accoglie con un graditissimo ristoro.

Non ci resta che ringraziare gli amici del CAI Chivasso per averci accompagnato alla scoperta di un area a noi un po’ sconosciuta: la collina torinese, ricca di biodiversità ma, anche, di gioielli storici che meritano di essere visitati.

Patrizia e Marco

Le foto della gallery sono di Gianni Capello e Marco Zocchi